ROBERTO CIACCIO
Leçons de ténèbres / Le son des ténèbres. Revenants.
L’opera è costituta da XX cartelle (portfolio) contenenti ciascuna 9 monoprints “Revenants” realizzati all’acquatinta e impressi su carta giappone (cm. 29x23) tutti firmati e numerati dall’artista. L’edizione include, in una custodia separata, una lastra di rame (cm. 32,5x25) e un colophon del poeta Tomaso Kemeny.
L’edizione è stata realizzata presso i torchi di Giorgio Upiglio, Milano 2003/08.
L’opera è dedicata al filosofo Jacques Derrida cui si riferisce, evidenziando nel carattere dei “Revenants” , tra presenza e assenza, i concetti di origine, traccia, “différance” propri del pensiero filosofico di Jacques Derrida.
L’opera nasce a distanza di 15 anni dall’edizione “ Annotazioni di Luce in otto momenti” ispirata al filosofo tedesco Martin Heidegger e di questa costituisce l’ideale complemento. Le due edizioni segnano gli estremi del percorso che Roberto Ciaccio ha dedicato alla filosofia contemporanea.
La recente esposizione monografica di Roberto Ciaccio “Revenants”, tenutasi al Kupferstichkabinett di Berlino, ha presentato il percorso di lavoro che intercorre, nelle diverse tipologie di opere, tra le due edizioni.
L’ opera è documentata e illustrata nel volume “Roberto Ciaccio. Revenants. Widerspiegelungen der Matrix/Rispecchiamenti della matrice” che ha accompagnato l’esposizione berlinese (Edizioni Mazzotta, Milano 2006).
L’opera, dedicata a Jacques Derrida, ha ispirato due partiture musicali per pianoforte -una di Philip Corner e l’altra di Daniele Lombardi – che sono state eseguite in prima assoluta dagli autori in occasione della inaugurazione della mostra tenutasi all’Istituto Nazionale per la Grafica a Roma.
La profonda oscurità del timbro cromatico dei fogli, che rivelano nella loro trasparenza il “revenant” della figura, induce la gravità di un suono modulato nel tempo, sospeso nel cuore della tenebra. Oscillazioni di luce pervadono lo spazio dell’apparire.
Nello spazio di oscillazione tra la perduta origine nelle profondità inaccessibili dell’opera e l’aprirsi in superficie di un luogo della visione, una nostalgia trascorre leggera. La revenance dell’origine sottratta alla visione risuona nel riverbero di un’assenza. In questa latenza di oscura memoria un donarsi del suono nel tempo e del tempo nel suono. Il luogo dell’ascolto diviene luogo della visione. Nel rinvio infinito della “différance ” non inizio né fine ma eterno ritorno.” (Roberto Ciaccio "Ri-sonanza Re-venace" - testo per il convegno "Suoni e visioni" all'Università Cattolica di Milano, 2006)
|