Stampa Originale
Roberto Ciaccio ha sviluppato in circa venti anni di lavoro e di ricerca insieme allo stampatore Giorgio Upiglio, un ampio innovativo percorso attraverso la stampa originale e i suoi strumenti, in una costante riflessione metalinguistica. La varietà e singolarità delle tecniche ( acquatinta, monotipia, monoprint ) e la realizzazione di grandi opere / matrici su lastre metalliche ( ferro, zinco, rame ) gli hanno consentito di conseguire un corpus di opere caratterizzate da un pensiero assolutamente inedito nelle sue molteplici valenze concettuali ed operative e tale da aprire nuove possibilità linguistiche ed espressive. Dal lavoro di Roberto Ciaccio scaturisce una ridefinizione del concetto stesso di “originale” e dei processi di produzione seriale e di riproducibilità tecnica propri della stampa originale. Nella dimensione spirituale del suo lavoro si intensifica l’auraticità dell’opera – paradossalmente - proprio laddove gli strumenti della riproducibilità tecnica - secondo il pensiero di Walter Benjamin – sembrerebbero negarla. La visione dell’opera è spinta verso l’unicità e la “irriproducibilità tecnica”. La serialità infatti è qui ripensata a partire dall’unicum dei suoi monoprints che danno origine al contnuum di un divenire della differenza ( o “différance” nel senso anche temporale di Jacques Derrida ) pur originandosi dall’identità di un’unica matrice. Inoltre è proprio in relazione alle sequenze seriali e ai ritmi intervallari delle sue opere – lastre di metalli diversi e grandi monoprints– segnate dalla derridiana “différance”, che si esplica quella relazione con lo spazio architettonico nel divenire stesso dell’immagine. Sono presenti nelle mostre oltre alle edizioni originali, ai monoprints e ai monotipi, grandi lastre di metalli diversi ( rame, zinco, ferro) che nella loro specificità di materiali, dimensioni, peso e luminosità si impongono come matrici e come opere in se stesse.
“L’arte di Roberto Ciaccio-come tutta la grande arte europea dai suoi inizi-si offre a varie interpretazioni: come strato più antico si rivelano il simbolo e il sacro; poi l’esperienza del tempo, che viene conservato e risulta visibile nell’opera d’arte; inoltre la rilevanza delle moderne teorie dei media e dell’immagine, da Walter Benjamin fino a Jacques Derrida, e la teoria del decostruzionismo come pure della differenza estetica; e infine ci sarebbe ancora l’interpretazione concettuale, l’interpretazione della disposizione sperimentale, della revoca dell’individuale, per così dire una variante minimalista..." - Hein-Th. Schulze Altcappenberg. Direttore del Kupferstichkabinett Berlino.
Roberto Ciaccio. Un metalinguaggio della stampa originale
- il rapporto artista-stampatore in tutta l’intensità di una consonanza spirituale e tecnica . - la specularità del rapporto lastra/foglio, matrice/figura anche nella sua paradossale reversibilità concettuale e tecnica (le lastre nel lavoro di Roberto Ciaccio si costituiscono, al di là della loro funzionalità tecnica, nella specificità della loro stessa presenza e nella loro autonoma espressività ed identità). - il rapporto opera/origine indagato anche a partire dalla riflessione Heideggeriana contenuta in Holzwege (Der Ursprung des Kunstwerkes). - il concetto di “aura” indagato e ridefinito in rapporto alla serialità e agli strumenti della stampa originale (a partire da Walter Benjamin Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit); l’intensificazione stessa della presenza dell’aura orienta paradossalmente il lavoro verso l’unicità, l’irripetibilità e l’irriproducibilità tecnica. - Una riconsiderazione della serialità stessa a partire dall’unicum e dal pensiero della “différance” (Jacques Derrida) . - Il divenire della figura in rapporto alla “identità” della matrice e alla dimensione “tempo” identità e differenza – differenza e ripetizione (Gilles Deleuze). - Il problema costitutivo della traccia nella intenzionalità dei suoi rimandi. - Le problematiche connesse a operazioni che conducono a una “idea di immagine” o a una “assenza di immagine”, con riferimento al concetto di “matrice virtuale”. - L’ambiguità del rapporto presenza/assenza, in tutta la sua essenzialità costitutiva, è espressa in un coerente percorso di lavoro che fa del rapporto luce/oscurità l’elemento fondante.
Istituto Nazionale per la Grafica Roma
2008/09
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